La bomba, il terremoto

Da qualche giorno non scrivo perchè tutti gli eventuali momenti di felicità sono stati impediti da due giorni di angoscia. Sabato è esploso un ordigno piazzato davanti a una scuola di Brindisi. Una ragazza di sedici anni è rimasta uccisa. Al di là dello shock, della rabbia, delle colpe, delle ipotesi, quello che davvero ha paralizzato la mia mente è stato pensare al dolore della sua famiglia e di chi le voleva bene.
Da quando ero piccola mi succede a volte di avere questa sorta di empatia per chi soffre, anche se sono persone che non conosco, anche se sono esperienze che non ho mai vissuto; è come se riuscissi a sentire il loro dolore. Mi piace pensare che forse in questo modo "assorbo" un po' della loro sofferenza, alleggerendo i loro cuori anche di una microscopica parte, ma poi, quando la razionalità riprende il sopravvento, mi pare altamente improbabile che io possa fare la differenza sull'immensità della loro angoscia...
Sabato notte il terremoto. Dalle 4.05 di notte un'angoscia ben più concreta si è impossessata di me. Qui da noi non ci sono stati danni ma io credo di non aver mai avuto tanta paura in vita mia. Non so se sia stato il frastuono a svegliarci, la porta che sbatteva all'impazzata o il letto che tremava sempre di più, sempre più forte...ma 20 secondi sono stati infiniti. Ho vegliato per il resto della notte, il cuore ha continuato a battere forte per molto tempo, il nodo d'ansia sul petto è sparito solo ieri sera, quando sono finalmente crollata dal sonno e dalla stanchezza della tensione.
E oggi, che sono più calma, penso a quelli per cui il terremoto non ha significato solo paura e ansia ma perdita di un familiare o di un amico, perdita della propria casa, o della propria attività, perdita di pezzi di vita.
Se credessi andrei in chiesa a pregare per loro. Lo farò a modo mio, semplicemente con il cuore.

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