Utopie

Quando mi do alla lettura di saggi, e leggendo ultimamente soltanto la sera, mi capita quella sera che non mi va di essere concentrata e che ho voglia di una parentesi "leggera". Chi mi conosce ha già intuito dove vado a pescare in quelle sere lì: ovvio, dallo scaffale delle graphic novels, di cui, essendo compratrice compulsiva, ne ho sempre ancora da leggere.
Beh, ieri sera ho pescato questa perla qui
L'avevo preso addirittura l'anno scorso, forse per il titolo pieno di speranza, forse perchè ho sempre preso sul serio le utopie, e perchè non mi dispiacciono affatto i disegni di Elfo (al secolo Giancarlo Ascari) e nemmeno il suo cervello. Vi sarà capitato di incontrarlo leggendo Repubblica, o il Manifesto, o l'Unità o il buon vecchio Diario...
Questo librone, librone non per il numero di pagine (127, sempre troppo poche) ma per il formato, è semplicemente una raccolta di utopie, famose, meno famose e inventate.
E chi può guidarci attraverso queste 22 utopie se non Don Chisciotte e Sancho Panza?
Si parte dal giardino dell'Eden, che è forse la parte più esilarante. Sì, decisamente la descrizione dell'"Eden Garden- Resort di charme" è ironicamente azzeccatissima!
 Dalla Terra promessa del popolo d'Israele al falansterio di Fourier, passando per il Paese di Cuccagna (dove chi manco lavora più guadagna) e la Comune di Parigi, Elfo riesce a riunire storia, letteratura, mitologia, fantasia sotto il segno di un sentimento comune: costruire la società perfetta.

Il filo conduttore di tutte le storie è quella tendenza umana all'elevazione, o quantomeno al miglioramento, quella convinzione che si può stare bene e in pace, che si può dare vita a una società felice.
Per l'ingegnere Giorgio Rosa la società felice si può realizzare, nel 1968, su una piattaforma di acciaio e calcestruzzo al largo di Rimini, su cui fondare una repubblica indipendente la cui lingua ufficiale è l'esperanto (avete mai visto il documentario "L'isola delle rose?", in caso negativo cercatelo).
il tabacco in alto a sinistra è casuale e non l'espressione dlla mia personale idea di società felice
Per Paul Lafargue, cubano nonchè genero di Karl Marx, la felicità sta nel "Diritto all'ozio", libro da lui pubblicato nel 1883 e del quale Filippo Turati scrive "Il libretto deve leggersi da tutti, anzi, divorarsi, con gusto e con piacere infinito". E come dargli torto? Il libro di Lafargue non è un semplice e sterile inno alla pigrizia. Lafargue aveva capito tutto. "I proletari si sono consegnati corpo e anima al vizio del lavoro, facendo precipitare la società intera nelle crisi industriali della sovrapproduzione che sconvolgono l'organismo sociale. [...] Il grande problema della produzione capitalista non è più trovare dei produttori...ma scoprire consumatori, stuzzicare i loro appetiti e creare in loro bisogni fittizi...sono centinaia di milioni e di miliardi le merci che l'Europa esporta tutti gli hanni ai quattro angoli del mondo a popolazioni che non sanno che farsene. [...] Bisogna che il proletariato...proclami i diritti alla pigrizia...che si costringa a non lavorare più di 3 ore al giorno". Lafargue si suiciderà insieme a sua moglie il 26 novembre del 1911.

Dopo aver letto le prime venti pagine, avevo già una lista di libri da cercare in biblioteca e informazioni da approfondire in internet. E la prima cosa che sono andata a cercare è il Bread and puppet theatre.

Ne avevate mai sentito parlare? Io no, ed è stata davvero una scoperta entusiasmante! "...Ora le strade sono molte e i burattini sono pochi...il Bread and Puppet Theatre fa il pane e costruisce burattini...alcuni dei nostri spettacoli sono buoni e altri cattivi. Ma tutti i nostri spettacoli sono per il bene contro il male". Peter Schumann, scultore, pittore e costruttore di marionette, nel 1963 ha questa illuminazione: mettere in relazione il pane con i pupazzi, fondando con Bob Ernsthal, nel Lower East Side di New York, il Bread and Puppet Theatre e dando vita a spettacoli improvvisati, happening, parate, usando burattini e maschere alti anche tre o quattro metri e coinvolgendo centinaia di persone negli spettacoli stessi. E ovviamente distribuendo gratuitamente pane autoprodotto. Ed esponendosi nelle battaglie dell'epoca per i diritti civili. E portando avanti a tutt'oggi la propria utopia.

E non sto a parlarvi dell'Abbazia di Thélème, o di Libertalia, o di Flatlandia,  forse mi sono dilungata anche troppo...in effetti quello che volevo fare era solo consigliarvi un libro e ribadire
MAI SMETTERE DI SOGNARE, MAI SMETTERE DI VEDERE OLTRE E DI LOTTARE PER UNA SOCIETÀ PIÙ FELICE!

Commenti

  1. Cazzarola, è una figata!! Non la conoscevo quest'opera!
    E quoto la frase in grassetto... un mondo migliore è sempre possibile, ma oltre a sognarlo dobbiamo batterci per realizzarlo, anche solo nel nostro piccolo!

    Moz-

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    1. Oh, così mi piaci Moz! Propositivo e combattivo! :)

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  2. Se l'umanità vuole veramente cambiare, niente è utopistico.
    Saluti a presto.

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    1. Concordo, infatti il problema è che spesso preferisce galleggiare nella mediocrità

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  3. Risposte
    1. Bene, rispondi perfettamente agli stimoli :) e non resterai delusa!

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  4. Articolo molto interessante!Ciaoooo

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  5. M sembra molto interessante, e lo cercherò. Grazi, non potrei vivere senza Utopie.

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    1. Non riesco nemmeno a immaginare la tristezza di un mondo senza utopie

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  6. Belle letture interessanti. Conoscevo Elfo (da vecchio lettore dell'ottimo e compianto Diario, e anche de il manifesto, al quale sono stato abbonanto anni, ma ora non più, mi ha deluso), e da gggiovane lessi Paul Lafargue e il suo Diritto all'ozio... Bread and puppet theatre non conoscevo per nulla invece, ma mi semba sulla stessa lunghezza d'onda ...mo' me li segno ;)

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    1. Non avevo dubbi sulla tua conoscenza di Elfo :) Diritto all'ozio fa parte, appunto, dei libri che mi son segnata da cercare. Se conoscevi pure il Bread and Puppet THeatre iniziavbo a sospettare che il libro l'avessi scritto tu sotto pseudonimo!

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